Francesco Paolo Frontini (Catania, 6 agosto 1860 – Catania, 26 luglio 1939) è stato un compositore, musicologo e direttore d'orchestra italiano.

«Bisogna far conoscere interamente la vera, la grande anima della nostra terra.
La responsabilità maggiore di questa missione dobbiamo sentirla noi musicisti perchè soltanto nella musica e nel canto noi siciliani sappiamo stemperare il nostro vero sentimento. Ricordatelo». F.P. Frontini

Dedicato al mio bisnonno F. P. Frontini, Maestro di vita. Pietro Rizzo

domenica 7 aprile 2013

ll dramma di una vita - Francesco Paolo Frontini 1860/1939

"Eppure quest'uomo non lo vidi mai triste".

Io giovinetto, lui adulto, lo incontravo di tanto in tanto in qualche strada secondaria della tranquilla Catania dei primi anni del secolo, sempre solo e sempre vestito di scuro, gli occhi grandi e scrutatori, che più grandi parevano sotto la larga tesa del cappello, di quei cappelli che gli spagnoli chiamano sombreros, da sombra, ombra; ed io guardavo lui sapendo chi era, e lui guardava me vedendosi guardato, immaginavo.


Mi guardava, invece (me lo disse molti anni dopo, quando gli fui presentato e parlammo) perchè, malgrado nel mio abbigliamento non fosse alcunchè di ricercato o di stravagante, gli sembravo un mezzo artista.

Nel vestire, Frontini seguiva la moda, ed alla figura di lui, esile, un po' più alta della media, ma diritta e mirabilmente tagliata, bene si adattavano i doppio-petto ed i calzoni leggermente ad imbuto la cui piega cadeva perfetta sulle scarpe quasi sempre di vernice.
A ben guardare però, in quel suo severo vestire una deviazione c'era, ed era, oltre il sombrero, la cravatta nera alla Lavalliére (a fiocco) svolazzante sotto il pizzo bipartito: una deviazione romantica, sicura reminiscenza dei contatti giovanili con l'ultima "scapigliatura" milanese; della quale egli, col Fontana col Marenco col Praga junior, era stato per alcun tempo non soltanto spettatore, ma attore; chè durante la sua permanenza a Milano e dopo il successo ottenuto dalla prima raccolta di canti popolari Eco della Sicilia che lo rivelò, in ispecie il Marenco gli si era affezionato e gli aveva offerto un libretto tratto dal suo Il Falconieredi Pietra Ardena.

La mia prima conversazione col Maestro dovette avvenire negli ultimi mesi del 1929, io non più giovine, egli avanti negli anni.
L'attore Turi Pandolfini gli aveva dato a leggere, perchè ne componesse i commenti musicali, il mio atto unico Vicolo delle belle, e Frontini aveva consentito.
Lo rividi con gioia; mi ravvisò subito.
Abitava in quel tempo in via Maddem, al primo Piano di una casa che quattordici anni dopo un inglorioso bombardamento aereo doveva quasi distruggere.

Confesso che di Frontini io non conoscevo che pochissime musiche: qualche pezzo per piano ed, alcune suonate «di colore» divulgate, bontà sua, dalla Radio; ignoranza che per quanto non sia tutta da addebitare a me, mi mortificava parecchio.
Com' è naturale, comunque, fin da quel primo contatto col Maestro, trattandosi di un mio collaboratore e di uno che doveva trasportare nel mondo astratto della melodia e dei suoni, sia pure con semplici commenti, le creature «terrestri» nate dalla mia fantasia, ansiosamente cercai di penetrare nell'intimo di lui, indovinare i suoi gusti, le sue predilezioni artistiche.

Ma Frontini, schivo come era e come sempre fu, disposto più ad ascoltare che a parlare, almeno quel giorno restò per me il signore col sombrero sui grandi occhi scrutatori che molti anni prima incontravo in qualche strada secondaria della sua e mia Catania post-ottocentesca; e chi, almeno in parte, me lo rivelò fu la sua casa, che tenterò di descrivere.

Penetrandovi, mi sorprese. Per il netto contrasto con la via non larga e tortuosa, popolare e popolosa, che nessuno avrebbe immaginato potesse fare da anticamera alla casa di un musicista e di un musicista come Frontini, aristocratico e raffinato, mi trovai ad un tratto in un mondo diverso, superiore, ed il mio piacere fu grande.
Nelle stanze, per le chiuse vetrate dei balconi, fortemente schermate da spesse ed eleganti tendine che le coprivano per intero, si diffondeva una luce tranquilla e discreta, una luce che in omaggio al Maestro avrebbe potuto dirsi «in tono minore»; e poi, sebbene sorretta ed avvivata da qualche ramo fiorito posto in vasi di terso cristallo, un'aria che mi parve da cenòbio e che tutta permeava di silenzi la casa.

Nello studio, al posto d'onore il pianoforte, chiuso; cascate di quadri e quadretti alle pareti, ed in robusti scaffali di legno scuro e di gusto ottocentesco, volumi e volumi di musiche, vistosamente rilegati.
Notai subito tra i quadri un grande ritratto di Bellini (il Deus loci, pensai), ed in alcune fotografie chiuse in cornici e posate sul coperchio del piano, riconobbi il profilo arcigno di Verdi, il volto grave di Rapisardi e quello bonario di Massenet, le lenti di Boito, il basco di Wagner, la folta chioma e gli occhi un tantino cansonatori di Mascagni.

Alle pareti, cascate di quadri e quadretti ho detto. In maggioranza erano piccoli olii, doni fatti al Maestro da ammiratori ed allievi; ma vi erano anche fotografie di cantanti, col solito pavone in corpo ed in costumi approssimativi che avrebbero fatto allegare i denti a Caramba: il quadretto sociale accanto a quello aneddotico il paesaggio e la natura morta, l'acquerello ed il disegno a penna, una rude fotografia di «paesana» siciliana accanto al dolciastro ritratto di un Manrico verdiano con la spada nel pugno ed i capelli arricciati. "Non guardi quei ritratti mi disse ad un certo punto il Maestro —, sono ricordi remoti: ma con i quadri.. ve ne sono dei belli, sa! non una raccolta, ma il mio piccolo mondo".
Quadri belli, difatti, ve ne erano; e come si distinguevano bene dagli altri! Ricordo due o tre piccole tele di Antonino Gandolfo, i soliti miseri "interni" di questo poeta-pittore, le solite figure di
di popolane desolate e rassegnate; due abbaglianti nudi femminili di Zenone Lavagna; una dolce e pensosa testa di fanciulla di Francesco Longo Mancini: un vigoroso «studio» di vecchio, di Roberto Rimini; un piccolo autoritratto, che non dipinto ma scolpito parea, di Natale Attanasio; due «bozzetti» di Calcedonio Reina, nei quali il doppio tormento tecnico e spirituale di questo pittore di eccezione era espresso con strana ma estrosa efficacia; un piccolo ritratto a penna, infine, di Giovanni Verga, eseguito dal Gandolfo, lo stesso da me illustrato in un articolo sulla iconografia verghiana, del quale scritto Nino Cappellani riprodusse un brano nella sua Vita di Giovanni Verga. Insomma, alcuni gioielli fra conterie, che Frontini, vedendo il mio interessamento, ebbe l'amabilità di indicarmi, uno ad uno direi, con mio grande diletto.

lo studio


« Questi quadri — aveva detto il Maestro sono il mio piccolo mondo ». In questo suo ingenuo pensiero lessi il dramma interiore di Frontini, il suo chiuso dolore per essere solo conosciuto come l'autore del Piccolo montanaro e della Serenata araba e per gli storiografi della musica, l'autore di una remota Malìa e di un remotissimo Falconiere; per questo suo ingenuo pensiero compresi la solitudine del Maestro. Per quale misteriosa e fatale circostanza, di tante musiche squisite e profonde, raffinate e toccanti; di tanti notturni e serenate, minuetti e preludi, romance e canzoni, marce, intermezzi, quartetti — per non dire delle cinque pazienti ed intelligenti raccolte di melodie siciliane —- solamente due ne debbono essere ricordate?
Nel trigesimo della morte, avvenuta il 26 luglio del 1939, allievi ed amici organizzarono un concerto per pochi strumenti, in memoria. In quella occasione un giornalista-scrittore, prima che s' iniziasse il concerto, con molta leggerezza sentenziò: «Di musicisti come Frontini. oggi ve ne sono cinquanta». Quelle parole mi irritarono; l'amico, giacchè era un amicot non conosceva che la Serenata araba ed Il piccolo montanaro. «Togli lo zero!», gli rimproverai. Finita la celebrazione, mi cercò e mi disse: "Avevi ragione! ".

In questo episodio vi è, nella sua desolata tristezza, tutto il dramma della vita di Francesco Paolo Frontini.
Eppure quest'uomo non lo vidi mai triste.

LA SICILIA - Catania, 5/04/1957


Domani sera, alle ore 20,30 andrà in scena al teatro Massimo Bellini « Malìa », di Francesco Paolo Frontini. nella revisione di Francesco Pastura. Lo spettacolo si inquadra nelle manifestationi aventi carattere siciliano sovvenzionate con recente provvedimento regionale.
L'opera sarà diretta dal maestro Ottavio Ziino e avrà per interpreti Luisa Malagrida (Jana). Carmelo Mollica (Cola), Aida Londei (Nedda), Angelo Lo Forese (Nino) e Antonio Zerbini .(Massaro Paolo). Maestro del coro sarà Gaetano Riccitelli. La regia e stata affidata a Carlo Maestrini, il quale si avvarrà di scene appositamente realizzate da Sormani su bozzetti originali del pittore catanese Francesco Contraffatto, nonchè dei costumi eseguiti da Triolo su bozzetti di Roberto Rimini.



mercoledì 6 febbraio 2013

Federico De Roberto da ragazzo. (doc.1876/1878 inedito)

Ben pochi sanno e ben pochi hanno avuto l'opportunità di vedere, ciò che di seguito pubblicherò.
Per fortuna o per "magnetismo" ho avuto il privilegio di poter visionare gli "ultimi" documenti di collezione privata, riguardanti De Roberto. . Lascio ai più titolati, l'eventuale giudizio di questi scritti giovanili. 1876-1878.


per ingrandire, cliccare sulla immagine.




segue, tra i tanti visionati, lo scritto "l'abitabilità della luna" di De Roberto.
Inserito solo per il titolo, simpatico e bizzarro.









collezione privata.

Altro:

La Morte di Giovanni Verga - di Federico De Roberto









lunedì 28 gennaio 2013

La canzone siciliana

Catania, aprile 1931


La canzone siciliana non ha ancora uno stato civile. E c'è la ragione : le è mancata l'organizzazione editoriale. La canzone siciliana è nata da sé, vivacchiando da prima quasi anonima sui pianoforti di alcuni musicisti e nel cuore di un ristretto numero di poeti. Quand'ecco un bel giorno venne fuori un giovane musicista dal temperamento vulcanico e di forte tempra artistica : GaetanoEmanuel-Cali (allievo di F.P. Frontini). Si deve al suo battagliero fervore se oggi la canzone siciliana vive e prospera. Musicisti e poeti sono in quotidiano contatto, in fraterna collaborazione ; il maestro Cali impartisce lezioni e diffonde e propaga il suo verbo... canzonettistico a un numero non disprezzabile di allievi e di allieve. Non solo questo ha fatto il Cali : per rendere più pratica la sua idea, ha dato vita ultimamente ad una « Compagnia della Canzone Siciliana sceneggiata » che gira con successo le provincie dell'isola.
Il centro della canzone siciliana è Catania : sacra all'arte siciliana in genere. A Catania è nato il Teatro Siciliano, catanesi sono Rapisardi, Verga e Bellini; Martoglio rappresentante tipico della poesia popolare siciliana è catanese come catanesi sono Di Bartolo maestro d' incisione e i pittori Sciuti, Gandolfo, Reina, Lavagna.
Intorno al 1910 si ebbe in Catania la prima pubblica manifestazione della canzone siciliana con un apposito concorso che si rinnovò di anno in anno fin che, sopravvenuta la guerra, poeti, musicisti, dilettanti, appassionati, cultori e organizzatori si volsero verso tutt'altre mete e tutt'altri ideali. In quei primi concorsi si rivelavano gli autori della canzone, poeti e musicisti : Caruso Scordo, Serafino Giuffrida, Francesco Buccheri, Nunzio Tarallo, Lombardo Alonzo, Francesco Esposito, Caì, Vito Marino, Domenico Sciuto, Giovanni Formisano, Francesco Foti, Giovanni La Rosa.
Balda e volonterosa schiera che si ritrovò quasi intatta dopo la guerra. In testa a tutti il Cali, per versatilità, per tenacia di lavoro e alacre spirito d'organizzazione. Il suo primo successo l'ebbe con « E vui durmiti ancora », una suggestiva canzone, dolce e melanconica, incisiva nell'espressione e calda nel sentimento, di Giovanni Formisano. Lu suli è già spuntatu di lu mari e vai bidduzza mia durmiti ancora; i'aceddi sunnu stanchi di cantari e affriddati v'aspettanu ccà fora : saprà 'ssu balcanedda sa pusati e aspettana quann'e ca v'affacciati!
Al Formisano e al Cali, — che naturalmente hanno al loro attivo decine di canzoni, tutte oramai popolari, — fan buona compagnia il poeta Orazio Caruso Scordo e il maestro Vincenzo Lombardo Alonzo, che è anche autore di alcune apprezzate opere. Quannu 'ss'ucchiuzzi beddi 'ncelu si, la sufi, pri l'affruntu, si 'uni trasi. Tu si la vera stidda catanisi, russi 'ssi labbra ài coma li girasi.
La ricca vena melodica del Lombardo Alonzo diede a questi versi e ad altri dello stesso Caruso una veste musicale che affascinò il publico procurando agli autori un vivissimo successo. E veniamo a Serafino Giuffrida.
E' questi il nestore dei poeti dialettali catanesi, dai quali viene considerato come un maestro, tanta è la competenza sua in materia di poesia siciliana. Ma è un solitario, nel senso che non si avvale né di amici né di pubblicità pei rendere note le sue poesie che non sono poche né di scarso valore. Pur avendo diretto per molti anni i settimanali in vernacolo « Ma chi è? e « Piss Piss ! » di rado si legge la sua firma in un giornale. Tuttavia è sempre presente in ogni riunione di poeti, è sempre in prima linea dove si organizza e si discute di poesia e di canzone siciliana.
Lo direi quasi un direttore d'orchestra la cui ani­ma ed il cui spirito, dall'ombra, vigilano e dirigono il movimento della poesia siciliana da Catania a Palermo.
La sua poesia è robusta e quadrata, im­peccabile nella forma, classicamente siciliana nel sentimento, nella elaborazione, nell'espres­sione verbale e nel pensiero. Poeta che fa dell'autentica poesia e che può ben stare ac­canto al Pucci, al Mercatante, al Di Giovan­ni, e, uscendo fuor di regione, al Di Giacomo.
Non è molta la sua produzione come canzoniere; ma quel poco è oro fino. Eccone un saggio, « Suli! » :
Suli ca ti 'nni vai, suli ca torni, 'nta sta cuntrada non pusari mai. non ci pusari manca a li cuntorni. Ci sta 'na mala fimmina c'amai! Si veni e ccu la luci tò l'adorni godi, la 'ngrata, ammenzu a li tò rai. Và, lassila a lu scuru e la frastorni quanta spirduta pati li me vai!
Bellissimi versi che della loro malia affa­scinarono e commossero due musicisti : Lombardo Alonzo e Francesco Esposito.
Al polo opposto del Giuffrida sta France­sco Buccheri, orologiaio e gioielliere a tempo perso, Boley nelle restanti ventiquattro ore della giornata. Ha scritto due migliaia e più . di poesie, raccolte in 18 volumi che lo han­no reso popolare quanto Musco e Grasso. La sua musa è quanto di più schiettamen­te popolare possa immaginarsi, nel senso più vivo e pittoresco della parola. E il po­polo adora questo cantore ingenuo, primitivo e casalingo, vero portavoce dell'anima e delle voci della strada. Boley è infatti il poeta dei risentimenti della massa anonima, del cittadino che protesta, dei reclami del pubbli­co, dei desideri, delle aspirazioni, delle ri­nunzie, delle lagnanze del popolo e d'ogni sin­golo privato.
Strano contrasto però, Boley ha composto solamente canzoni di leggiadra fattura, di squi­sita tenerezza amorosa; così « Occhi 'nfatati» :
Quannu di 'ssa finestra v'affacciati, siti la vera stidda matutina... E' tantu lu sbrinnuri ca mannatì, c'ammaluciti a cu' si cci avvicina!
Con Boley divide il primato della fecondità Francesco Foti, un poeta che ha innato il senso della poesia e del pittoresco ; è forse il più autentico poeta della canzone siciliana, certamente quello che ha fornito ai vari mu­sicisti più abbondante materia e sempre di ra­pidissima e diffusa popolarità, come «La bedda di lu furtinu » che musicata dal maestro Cali rivoluzionò Catania :
Di la casa a mia vicina,
marijola quantu mai,
cc'è 'na bedda a lu furtinu
ca biddìzzi nn'àvi assai.
Avi l'occhi a calamita, li capiddi 'ncannulati. La vulissinu pri zzila cchiù di centu 'nnamurati.
Idda fingi, pri l'affruntu, di non dari a nuddu cuntu, ma a cchiù d'unu 'na risata 'nzuccarata cci la fa.
Autentica canzone siciliana, dalla modulazione facile, piana e carezzevole, proprio 'nzuccarata, cioè tutta miele e zucchero.
Temperamento assai diverso è invece il poeta Gaetano Cristaldi Gambino, basso, tar­chiato e rasato come un frate gaudente, nel

verseggiare mordace e ironico, assai spesso, — specie nelle macchiette che è quasi il solo a coltivare, — pepato e salace, ma autore a tempo opportuno di canzoni in cui aleggia una sug­gestiva tenerezza come in questa « Si... » :
Si mi putissi 'n puddira cangiari e aviri lu so versu e la finizza, supra 'ssi labbra mi vurria azziccari, sucariti lu meli a stizza a stizza; ti vurria notti e jornu àccanzzari la facci bedda, 'ssa frunti, 'ssa trizza, e comu puddiredda tra li ciuri fàriti tutti li jochi d'amuri!
Poeta delicato ed elegia­co è invece Giovanni La Rosa, qualche volta anzi troppo lezioso e manieroso ; e fanno notare Fino Incontro per la ricercata finezza dei motivi delle sue canzoni, e Vito Marino, poeta-calzolaio che per il carattere schietta-tamente popolare delle sue canzoni linde e di fresca e saporosa inge­nuità sta più vi­cino al Formisano e al Foti. Maestro preferito da questi poeti, il Cali ; ma altri musicisti hanno dato e danno alla canzone siciliana il loro valido contributo : Agatino Riela, Marcantonio Barbabietola, San Lio, Sciuto, Auteri ; quest'ultimo, morto da alcuni anni, era musicista di alto valore. Altro maestro di signorilità e di dottrina musicale, che vive a parte, in una sfera di superiorità, è Francesco Paolo Frontini, chiarissimo nome di artista, intimamente legato alla Catania intellettuale  dell'Ottocento; che egli fu assiduo ai cenacoli letterari del tempo, amicissimo di Verga, Rapisardi, De Roberto, Capuana, del quale musicò Malìa. (vedi qui)

Ma quali caratteri della canzone siciliana ? Il poeta e il musicista siciliani, temperamento e per stile, sono del tutto diversi dai napoletani. Della canzone napoletana ha scritto Salvatore Di Giacomo : « La canzone napoletana è l'amarezza è il compianto, è la rassegnazione, è la rinunzia, è, insomma, la Filosofia di tutta la nostra vita ; è, come chi dicesse, una meditazione alata ercorsa di volta in volta da gridi di amore », oltre naturalmente le N'armine, le Luiselle, le Concettine esaltate in ogni canzone.
Ben poco di tutto questo nella canzone siciliana, e sopra tutto niente, — pudore tutto siciliano e paesano! — nomi delle innamorate. Uccida o ami pazzamente, dispettoso, umile, spavaldo, burlone ed ironico, faceto e qualche volta anche salace, il poeta siciliano è al fondo nostalgico e romantico, ha sempre in serbo una tenue lagrima di tenerezza che illumina di serenità tutto il suo canto.
Niente festosità e luminarie nel poeta siciliano : ma un canto, dal monte al mare, che sa di pastorale, odora di zagara, riecheggia le nenie natalizie, tintinna della sonagliera del carrettiere in marcia lungo stradale di Primosole, attraverso l'immensità della Piana di Catania e della Conca d'oro o su per la salita di Trecastagni e le trazzere di Linguaglossa. La canzone siciliana rappresenta l'anima popolare nella più tipica ed immediata espressione di vita e di arte : tono caldo e raccolto, primitività ingenua e sentimentale, attaccamento alla terra nativa divelta da Mongibello e bagnata dal mare d'Ulisse, amor del focolare domestico.
IGNAZIO GARRA



venerdì 7 dicembre 2012

Gli atti delle onoranze a Mario Rapisardi - 1898



Il 23 di gennaio dell'anno 1898, una ventina di studenti universitari, rappresentanti le singole facoltà del Siculorum Gymnasium, radunatisi in casa del Dott. Antonino Campanozzi, stabilirono di rendere solenni onoranze a Mario Rapisardi, nella ricorrenza del trentenario della sua prima opera poetica:  Palingenesi.
Pochi giorni dopo, un Comitato di circa cento studenti, animato da vivo zelo ed entusiasmo, si accingeva ad effettuare l'iniziativa.
Furono istituiti due Sotto-comitati tra gli studenti di Palermo e di Messina, i quali, orgogliosi di adempiere a un'opera così altamente civile, si misero al lavoro in pieno accordo col Comitato promotore.
Si bandì completamente la politica, e si stabilì anzitutto che le Onoranze avessero il significato di una grandiosa manifestazione di stima verso il genio ed il carattere del Rapisardi.
Il primo a plaudire alle Onoranze, come ad una festa dell' arte e della civiltà, fu il grande filosofo Giovanni  Bovio; il quale , non soltanto accettò la Presidenza onoraria, ma promise di agevolare l'opera del Comitato.
Si fondò un giornale di propaganda dal titolo Palingenesi, avente lo scopo di dare la relazione de' lavori del Comitato e di esaminare tutta l'opera poetica    ........................................
Si pensò quindi a costituire un Comitato d'onore tra i più illustri personaggi della Nazione e dell'estero, perché le Onoranze avessero il consenso di tutto il mondo intellettuale. I più insigni artisti, letterati, scienziati aderirono con entusiasmo a farne parte, senza distinzione di colore politico o di scuola letteraria e filosofica.
........................................................................................................
Sicché in breve si poté costituire un Comitato d'onore, il quale attestava al mondo civile che le onoranze a Rapisardi non eran volute dalla sola Sicilia, ma da tutta la Nazione.  Anche gli studenti degli altri atenei italiani risposero all' appello .....................................................................
Anche i rettori delle Università, a nome dei Consigli accademici, mandarono la loro adesione ufficiale ..........................................
Molte riviste, accademie, associazioni unirono il loro plauso a quello dell' Italia intellettuale, e molti Sindaci e
capi di istituzioni civili ...............................
Le Università italiane, che aderirono per mezzo de' retori e degli studenti, sono le seguenti:
Catania, Messina, Palermo, Napoli, Roma, Bologna, Torino, Genova, Siena, Modena, Perugia, Pavia, Cagliari, Sassari, Macerata, Ferrara, Parma,  Camerino. Sono dunque tutte.  Hanno altresì inviato l'adesione: l' Accademia Scientifico-letteraria di Milano, l'Istituto superiore di Firenze, l' Istituto di Magistero femminile di Roma, gli studenti delle Scuole secondarie di Catania di Caltagirone di Terranova Sicilia, nonchè l' Accademia Gioenia di Catania, l'Accademia Dafnica e degli Zelanti di Acireale, il Circolo di Studi pedagogici « Andrea Angiulli » di Napoli.  Hanno pure spontaneamente aderito l'Università nazionale di Atene, le Università di Zurigo, di Barcellona, di Iena, gli studenti istriani delle Università di Vienna e di Graz .............................................
Le adesioni

Riserbandoci di dare in seguito l'elenco di tutti i componenti il Comitato d'onore internazionale, ci limitiamo intanto a pubblicare integralmente le adesioni più notevoli:

Je salue en Mario Rapisardi le soldat de la liberté et de la justice, et envoie à ceux qui vont lui rendre hommage, l'assurance de ma plus vive sympathie.

Ritornato da un viaggio trovo qui la sua lettera concernente le Onoranze che saranno rese al grande poeta della natura Mario Rapisardi.
Le invio la mia adesione e spero che la festa sarà degna dell' eccelso Cantore del positivismo.

Straniero alle chiesuole letterarie, fidente nella sola virtù del pensiero, io ammiro  l'ingegno vero, che è insieme carattere e mente. Non mi è lecito rifiutare il vostro invito. La Sicilia ha il vanto di onorare i suoi migliori e la gioventù siciliana paga un debito di riconoscenza a Rapisardi. Troppo egli ha sofferto e troppo  aspettato gli arriva questo giorno. È legge delle cose umane che il popolo — serbatojo   delle   memorie —  non   dimentichi   nessuno. Il premio che a Rapisardi viene dalla gioventù degli Atenei è il solo a cui possa aspirare un insegnante cosciente del suo alto ufficio.

Non so dirle quanto mi sia caro di unirmi al plauso dei giovani per l'illustre Poeta, della cui benevolenza io mi onoro, e il cui genio meraviglioso, la cui costanza ne' convincimenti, la cui fermezza nel proseguirgli, e il cui fiero sprezzo per le viltà, che procacciano fama e onori, altamente ammiro.

Ricevo la sua cortese lettera in mezzo  a un mondo di noje politiche e personali che mi tolgono addirittura il fiato, compresa la nojosa vertenza... che si definirà domani sul terreno.
I gentili amici che mi scrivono non vogliono persuadersi delle condizioni createmi dalla tempesta delle cose.
Si figuri se il mio animo non vada incontro con affetto alle Onoranze per Rapisardi, mio fratello di ideali, e che ammiro ed amo come poeta civile e come educatore dei giovani.
Ma è stato miracolo ch' io  abbia pescato una lettera del Comitato, giacente tra una montagna di lettere inevase, perchè mi fioccano in modo che 'non sempre ho tempo di aprirle: e ancora non mi riesce di sapere a che data ricorrano le Onoranze, in che mese e giorno, per regolarmi sul tempo che mi resta.
M'informi dunque subito al riguardo, e non dia al mio indugio altra interpretazione se non quella data dalle condizioni in cui vivo.
Rapisardi sa il bene che gli voglio e il culto che ho per Lui !

Io le confesso che sono uno dei più grandi nemici dei cinquantenari, sessantenari e compagnia, di cui oggi si fa un vero abuso; ma trattandosi di un uomo così insigne e così indipendente, eccezione strana dei nostri tempi, accetto di far parte del Comitato onorario.

Ringrazio dell' onore che mi si fa, invitandomi a far parte del Comitato onorario per lo Onoranze a Mario Rapisardi,  e godo di accettarne 1' invito.
E godo che all' illustre poeta, al valoroso concittadino si  preparino le feste che gli si devono.

Onorare l'ingegno, il lavoro , la virtù, è , non solo cosa buona, ma un  dovere per chi  lo può fare.
Non si può dunque a meno che applaudire ai giovani studenti e ai dotti   professori, che si propongono di
are un solenne   attestato di   ammirazione al forte Poeta
catanese.  Per quel poco ch' io valgo, mi associo a codesto o-maggio che spero riuscirà degno di chi lo rende e di Colui a cui è reso.

Accetto volentieri e la ringrazio. E superfluo eh' io le dica quanto sia lieto d' unirmi a chi vuol onorare il Poeta forte e coraggioso, per il quale ho altrettanto affetto quanta ammirazione.

Aderisco volentieri alle Onoranze che codesto Comitato intende di fare al mio illustre collega Mario Rapisardi ; e ringrazio vivamente Lei e gli altri valorosi giovani del gentile invito e della benevolenza di cui mi sono stati cortesi.

Aderisco ben volentieri alle Onoranze a Mario Rapisardi , e se crede di mettermi tra i componenti il Comitato, faccia pure.

Mi compiaccio assai che la Gioventù siciliana abbia avuto il gentile pensiero di promuovere onoranze a Mario Rapisardi , e mi congratulo con quanti vogliono rendere omaggio al grande Poeta. Aderisco quindi con sentito piacere , e La prego di volersi rendere interprete verso codesto Onorevole Comitato dei miei sentimenti.

Volentieri faccio adesione alle Onoranze che si renderanno al mio illustre amico Mario Rapisardi.

La ringrazio della cortese richiesta, cui assento cordialmente, rallegrandomi che la gioventù universitaria siciliana dia nuova prova del suo entusiasmo per 1' Ideale, in ogni sua manifestazione.

Aderisco volentieri alle Onoranze che saranno rese a Mario Rapisardi.
Karl von Thaler

Se fra i membri del Comitato per le Onoranze a Mario Rapisardi è utile il mio nome, lo metta pure. Auguro successo alla festa della cultura e della mente.

Ringraziando la S. V. d'aver pensato anche a me per unirmi ad altri che renderanno omaggio al  Poeta di cotesta Isola, che io adoro, si valga liberamente anche del
mio nome.

Aderisco molto volentieri alle Onoranze che la gioventù siciliana prepara a Mario Rapisardi, e deploro che una lunga assenza mi abbia tolto di rispondere prima d' ora all' invito cortese.

Da tempo avrei dovuto rispondere alla lettera con la quale mi comunicavate la nomina a membro del Comitato onorario per le onoranze a Mario Rapisardi. Ma dopo 1' ultima tempesta che ci ha percossi , non ho avuto più l' animo di occuparmi di nulla.
Ma voi comprenderete che 1' onore è sì alto ch' io ne vò altero, pur sentendomene immeritevole , e le mie presenti condizioni di salute impedendomi di adempiere ai relativi doveri.
Vi dirò dunque: avvaletevi del mio modesto nome , se lo credete ; io andrò sempre superbo di poter onorare chi onora così nobilmente la Patria nostra per 1' alto intelletto ed il carattere, che è il pudore virile, e la verecóndia che è il profumo del vero merito.
Vi sono fraternamente grato del pensiero.

M'affretto a rispondere allo stampato che gentilmente m'inviaste per le onoranze che Catania e l'Italia rendono al nostro forte , grande ed onorato poeta ed amico Mario Rapisardi. Non è con queste due righe ch' io vorrei contribuirvi : io avrei voluto avere 1' alto onore di aiutarvi personalmente.
A quest' integro ed incorrotto poeta, onore d'Italia e strenuo difensore degli oppressi , non è una semplice onoranza che l'Italia dove ma un monumento.

Se Ella crede che il mio nome possa degnamente figurare insieme con quelli di tanto notabilità, per le Onoranze al grande Poeta catanese Mario Rapisardi, con molto piacere mando a Lei la mia adesione e La ringrazio.

Plaudo di cuore alla bellissima idea e accetto, con vivo senso di gratitudine, di far parte del Comitato onorario.
Mario Rapisardi, per l'opera sua geniale; per la costanza virile delle opinioni, mai smentite; per la vita intemerata ed esemplare; per i servigi resi alla Verità e alla Bellezza, merita questo omaggio; ed io sarò orgoglioso di offrirglielo.

Je vous remercie de l'honneur que vous me faites en in' invitant à faiie partie du Comité chargé de presen-ter à l'illustre poète Mario Rapisardi , les hommages de tous ceux qui admirent son geme.
C'est certainement là une belle et noble idée, et tous ceux qui connaissent la Palingenesi, Lucifero,  Giobbe, ces chefs-d'oeuvre de la Poesie contemporaine ne peuvent qu' en feliciter la jeunesse italienne.
Un pays s'honore lui - mème en honorant ces hom-mes de genie; et dans votre belle Italie en eu toujours le culte de ceux qui enrichirent de leurs oeuvres non seule-ment le patrimoine intellectuel de leur nation, mais aussi celui de l'humanité.
J' accepte avec le plus grand plaisir de faire partie
de votre Comité.
Lucilla P. Chitiu



Potevate dubitare che io non mi reputassi fortunato ed onorato di far parte del Comitato per le Onoranze a Mario Rapisardi?L'avermelo chiesto quasi mi darebbe il diritto di offendermi.                            Auguriamoci che riescano degne dell' uomo.

Sarò onoratissimo di far parte del Comitato per le Onoranze a Mario Rapisardi, e la ringrazio di aver pensato al mio povero nome.

Chi non dovrebbe aderire al nobile pensiero di onorare Mario Rapisardi, il cui nome risuona alto e vittorioso in  Italia e fuori ?
Io applaudo di gran. cuore alla felice iniziativa degli studenti siciliani, e sono lieta di unirmi a loro per rendere omaggio al forte, all' integro, al generoso Poeta catanese. Accolga i miei ringraziamenti per l'onore che mi ha fatto col suo invito.

Chiamandomi ad unire il mio nome al nome di coloro che si apparecchiano a rendere solenni e meritate onoranze a Mario Eapisardi, voi mi fate cosa graditissima , per la quale vi debbo rendere grazie vive e sincere.
Onorando Mario Rapisardi si onora sé stessi.
Sarò fiero di far parte del Comitato.

Ella mi fa un grande onore e un gran piacere col suo nobile invito.
Sarò lietissimo di far parto del Comitato per le Onoranze a Mario Rapisardi, sebbene io non vi possa, portare altro che il mio sentimento d' ammirazione per l' insigne nostro Poeta.

J' adhère très volentièrs à la manifestation qui se prépare en Italie en 1' honneur do votre grand ecrivain Mario Rapisardi.
le vous remercie d'avòir peasé à me demander d'è-tre des votres, car non seulement j' ai toujours été un fervent de l'art italien, mais j' estime avec vous que des oeuvres comme celles de Rapisardi sont le patrimoine com-mun de l'Umanitè, sans distinction de  frontière.

Ben volentieri e di gran cuore , sebbene io discordi alquanto di idee, mi associo all' egregio Comitato promotore per le Onoranze all' illustre poeta Mario Rapisardi , della cui amicizia altamente mi onoro.
Io ho ammirato sempre in Lui ed ammiro il geniale e fecondo poeta.

Le sono gratissimo dell'invito ch'Ella mi ha fatto e La ringrazio vivamente.
E un onore per me il far parte del Comitato di cui
Ella parla.
Ricordo con piacere che io sono stato tra i primi a salutare l'alba del Poeta della Palingenesi, nella Nazione di Firenze.
Le divergenze di scuola-letteraria e d' intendimenti politici non m'impediscono di prender parte a una festa intellettuale della mia Sicilia.

Alle onoranze solenni che la nobile città di Catania vuol tributare all' illustre suo figlio, Mario Rapisardi, gloria e vanto dell' itale muse, non può mancare l'adesione di tutti coloro, a cui vive nel cuore il culto vero per l'arte.
E vorrei che veramente fossero in me tutte quelle virtù, che dalla squisita gentilezza della S. V. mi vengono attribuite , per potere degnamente col mio nome rispondere allo scopo che codesto onorevole Comitato si prefìsse nell' invitarmi.
Alla S. V. che mi ha voluto procurare tanto onore i miei più efficaci ringraziamenti.

Mentre tanti volgari interessi e tante insane passioni agitano e perturbano tutta quanta la vita italiana , vedo ora un gruppo numeroso di giovani appartarsi dal tumulto delle piazze per onorare l' arte in un suo grande e fortunato cultore. Penso perciò che non v' è da disperare affatto dell' avvenire: e dico pure: siano benedetti questi giovani che studiano, che palpitano, che amano la loro fede ed i loro ideali : sia benedetta , ora e sempre, la grande , la buona,  la sana, la consolatrice arte italiana.

Rappresentante d' un sodalizio che tiene in pregio e coltiva ogni geniale manifestazione della umana virtù , unisco di gran cuore il mio nome a quelli di coloro che preparano gentili festeggiamenti a Mario Rapisardi
Alieni da ogni mira politica, da ogni apprezzamento sugli indirizzi delle diverse scuole letterarie, onoriamo nel grande Poeta catanese l'ingegno e il carattere.

Se adesione vuol dire grande ammirazione , sincera venerazione per il fortissimo possente Poeta, per il Cittadino integro e sdegnoso che rinnova l'altera fortitudine di Dante, la mia adesione le giunga intera, dal profondo del cuore, con reverenza ed   affetto.

Aderisco con plauso alla proposta della nobile gioventù siciliana per le onoranze a Mario Rapisardi,  intelletto profondo di filosofo e aquila di poeta, onore e lustro del Paese.
Scrissi altra volta di lui: A ragione l'Italia novera tra' suoi grandi poeti Mario Rapisardi, genio speculativo e pratico , che dalle armonie della natura e dalle leggi della storia tende a dedurre la soluzione de' più importanti problemi umani con le note d' una musa, la quale or rammenta la maestà e le grazie di Omero, ora ridesta il fare sciolto e leggiadro dell' epica del cinquecento.

Mi sento molto onorato che Ella e i suoi amici hanno pensato a me, invitandomi a far parte del Comitato per le Onoranze a Mario Rapisardi, l'illustre poeta Catanese. Sfortunatamente sono troppo lontano dalla sua città per potere prender parte personalmente alla bella festa che si prepara in suo onore.
Ma coll'animo sarò fra i giubilanti e associerò la mia voce alle tante che acclameranno il brindisi solenne di tutti quelli che venerano la poesia e uno dei più insigni sacerdoti di essa.
La prego, signor Dottore , di rendersi interprete dei miei più caldi e sinceri sentimenti verso l'eroe del giorno memorabile.

In ore mestissime per la patria spagnuola , rivelatrice— con Colombo—di un mondo ignoto, oggi calunniata, offesa, depredata ni faccia a Dio e all'umanità civile, rivolgo l'animo mio alla serena regione dell'arte, ove tutti siamo fratelli, e porgo un caldo saluto all'onorando amico Mario Rapisardi, poeta geniale, traduttore inarrivabile dei capolavori dell'antichità classica; e fo voti per. la prosperità della dolce sorella latina , Italia, percorsa da me con ammirazione, ricordata con amore quasi filiale.
Francisco Diaz Plaza 

Certainement, Monsieur, je vous envoi avec emprés-sement mon adhésion à l'hommage que vous porterez au poete de Lucifero, de Giobbe e des Poesie religiose, que j'estime et j'admire.

Mi unisco con il più schiètto entusiasmo alla grande e nobile manifestazione di affetto e di ammirazione che 1' eletta Gioventù siciliana prepara ad una delle più pure e fulgide glorie dell'italiana Poesia, a Mario Rapi-sardi,

Aderisco con grande piacere alla proposta delle Onoranze all'illustre Mario Rapisardi , la cui opera fa tanto onore al nostro paese.

Ella imagina già la mia risposta. — Io voglio molto bene alla gioventù, amo l'arte, amo la mia patria italiana, amo la Sicilia, in cui sono felicissimo d'insegnare, e d'onde, dì mia volontà, non partirò mai. Per tutti questi amori miei, caro ed egregio Dottore, rispondo sì al suo invito, di onorare un grande artista, amato dalla gioventù   onore d'Italia e gloria della Sicilia.

Da lungo, tempo amico e ammiratore di Mario Rapisardi, io mi associo volentieri alle dimostrazioni che si faranno per onorare l'illustre Poeta.
La mia ammirazione per Lui come poeta, come artista e come uomo è completa.

Aderisco alle feste in onore di Mario Rapisardi  con tutta l'ammirazione e con tutto il  mio affetto.

Fra le rimanenti adesioni, che per ragione di brevità non possiamo pubblicare, sono notevoli quelle di Paolo Mantegazza, di G. Aurelio Costanzo, di G. A. Cesareo, di Domenico Milelli, di G. Ragusa Moleti, di E. G. Boner, di Albino Zenatti, di Vittorio Gian, di Filippo Zamboni, di Teodoro Moneta, di Luigi Natoli, di Giacomo Giri, di Gioachino Chinigò, di Alessandro Paternostro, di Ernesto Basile, di Francesco Lojacono, e di moltissimi altri componenti del Comitato Onorario Siciliano.
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* Tratto da Onoranze a Mario Rapisardi - Catania, ed. S. D. Mattei 1899